Il prediabete è una condizione preliminare caratterizzata da un rischio elevato di progredire verso un’iperglicemia conclamata. I dubbi di un lettore, la risposta dell’esperto

Buonasera,
sono Carlo e sono in una condizione di prediabete, Glucosio a 120-130, Glicata a 6. Ho 50 anni. La mia domanda e questa: è possibile stabilire “tramite analisi” se questa condizione di prediabete sia dovuta ad un alterata captazione del glucosio da parte dei muscoli o da una eccessiva produzione da parte del fegato.
Anticipatamente ringrazio.

Risponde Stefano Del Prato, direttore dell’unità operativa di malattie del metabolismo e diabetologia dell’azienda ospedaliero-universitaria di Pisa e blogger della Fondazione Umberto Veronesi.

La persona che scrive presenta valori di glicemia a digiuno e di emoglobina glicata (un indicatore della glicemia media relativa ai 2-3 mesi precedenti la misurazione) che sono diagnostici per ridotta tolleranza glucidica, una condizione prediabetica caratterizzata da un rischio elevato di progredire verso un’iperglicemia conclamata, da cui la condizione di diabete. Quest’alterazione del metabolismo del glucosio è dovuta alla concomitanza di almeno tre alterazioni.

Un’alterata funzione delle cellule che producono insulina, ormone principale della regolazione della glicemia; una ridotta capacità dell’insulina stessa a promuovere l’ingresso di glucosio nelle cellule dei muscoli e nel tessuto adiposo (sedi di immagazzinamento e utilizzo a fini energetici del glucosio); un’incapacità dell’insulina a regolare in modo adeguato la quantità di glucosio prodotta dal fegato. Questi ultimi due fenomeni sono l’espressione di un’insulino-resistenza. In genere, queste tre alterazioni coesistono e, ai fini clinici e terapeutici, non ha particolare utilità distinguere quanto ciascuno dei tre meccanismi contribuisca alla elevazione della glicemia anche se, per scopi di studio e ricerca, sono state sviluppate tecniche che permettono di misurarle in modo indipendente. Infatti, le misure che si devono mettere in atto in una condizione come quella del signor Carlo, impattano su tutte e tre le funzioni alterate.

Queste misure sono sostanzialmente il controllo del peso corporeo e la sua riduzione se c’è una condizione di sovrappeso o obesitàmediante opportuno apporto calorico e regolare attività fisica. La perdita di peso riduce la quantità di tessuto adiposo che è fonte di sostanze e ormoni che interferiscono con l’azione dell’insulina cioè sulla sua capacità di stimolare l’utilizzazione di glucosio da parte dei muscoli contribuendo così all’insulino-resistenza. Nel contempo si riduce l’apporto al fegato di substrati necessari per la produzione di glucosio contribuendo a ridurre l’eccesso di immissione in circolo di glucosio. La regolare attività fisica migliora la capacità del tessuto muscolare di utilizzare glucosio e di metabolizzarlo, migliorando pertanto la sensibilità all’insulina.

Il miglioramento della sensibilità insulinica comporta una minore richiesta di extra-lavoro per cellule del pancreas che producono insulina, preservandone la funzione. In conclusione, sebbene sia teoricamente possibile distinguere l’uno dall’altro i meccanismi che sottostanno al prediabete e al diabete poi dal punto di vista pratico, questa identificazione non ha utilità clinica (Med per Uomo).

Fonte: ⇒ ⇒ Fondazione Umberto Veronesi