Le celeberrime barrette della Dieta a Zona, regime alimentare di successo ideato dal biochimico statunitense Barry Sears, sono da sempre ritenute un sostituto ideale del pasto, perfettamente bilanciato nella composizione nutrizionale e persino salutare secondo alcuni Nutrizionisti.

Ma è davvero così? Questi alimenti sono realmente costituiti da ingredienti sani? Temo che si tratti di un errore di valutazione, e che in fondo le barrette della Dieta a Zona siano un concentrato di sostanze industriali come la maggior parte dei prodotti della stessa categoria. Non vi sono infatti nutrienti naturali o di qualità all’interno di queste barrette.

Proviamo a vedere assieme di cosa si compongono, analizzando singolarmente gli ingredienti.

Lista degli ingredienti barrette Enerzona

Proteine isolate di soia (31,5%)

Di primo acchito potrebbe sembrare un nutriente salutare, ma in realtà si parla di concentrati ed estratti di soia ottenuti dopo lunghe lavorazioni industriali e processi chimici di estrazione.

Non si ha certezza inoltre che questi derivati di soia siano di provenienza da coltivazioni di soia non transgenica, il fatto che non sia esplicitamente dichiarata la provenienza sulla confezione fa pensare che siano derivati da coltivazioni OGM. Inoltre non sono biologiche e sappiamo che le coltivazioni più trattate al mondo da un punto di vista di sostanze chimiche e fitofarmaci in agricoltura sono quelle della soia, del mais e del grano.

Pertanto, i residui chimici di pesticidi sono sicuramente in buona quantità in queste proteine della soia. Un altro aspetto qualitativo riguarda il fatto che le proteine della soia sono di qualità inferiore rispetto a quelle animali; tra gli amminoacidi che le compongono scarseggia infatti la metionina, e ciò influisce negativamente sull’utilizzo degli altri amminoacidi nella sintesi proteica.

Sciroppo di glucosio-fruttosio

Si tratta dell’ormai famigerato HFCS ovvero High Fructose Corn Syrup, sostanza dolcificante usata al posto dello zucchero da decenni nell’industria alimentare, un derivato industriale anche in questo caso.

Parliamo di uno sciroppo dolce ricavato dalla lavorazione del mais o meno frequentemente anche dalla fecola di patate e dall’inulina, al centro del dibattito scientifico ormai da anni tra i ricercatori.

L’industria alimentare lo impiega ovunque, ma dalla ricerca risulta chiaramente trattarsi di prodotto molto insalubre e nocivo per la salute, negli USA è l’indiziato numero uno riguardo obesità e epidemia di diabete.

I danni di questa sostanza sono prevalentemente a carico del fegato e del pancreas, con conseguenze nell’aumento di trigliceridi e colesterolo nel sangue, pertanto con ripercussioni metaboliche anche sul sistema cardiovascolare ( aumento di rischio per ipertensione, ictus, infarto, ecc. ).

Che poi sulla confezione stia scritto “l’originale di Barry Sears” è un fatto alquanto curioso e contraddittorio, dal momento che il signor Sears da sempre demonizza lo sciroppo di glucosio (impiegato nella barretta). Ma forse le leggi del commercio richiedono altre logiche di ragionamento.

Cioccolato fondente (22%)

niente da dire, il classico cioccolato preparato con pasta di cacao, zucchero, burro di cacao e lecitina.

Burro di cacao

Anche questo ingrediente va bene.

Agente di carica: polidestrosio

In effetti si tratta di un polisaccaride artificiale indigeribile, classificato come fibra solubile e frequentemente utilizzato negli integratori allo scopo di arricchire il prodotto di fibre, sostituirsi allo zucchero, aumentare il potere saziante e diminuire quello calorico.

Isomaltulosio

L’isomaltulosio è uno zucchero naturale presente in piccole quantità nel miele e nello zucchero di canna che ha un potere dolcificante pari al 45-50% di quello del saccarosio (lo zucchero da tavola comune). La produzione dell’isomaltulosio avviene tramite moderne tecniche di conversione enzimatica a partire dal saccarosio.

L’isomaltulosio è in pratica un disaccaride, ovvero uno zucchero la cui molecola è formata dall’unione di due zuccheri più piccoli (monosaccaridi), che in questo caso sono il glucosio e fruttosio. Il particolare tipo di legame esistente tra questi due suoi componenti è tale da rallentarne la velocità di assorbimento. Questo è il motivo per cui viene impiegato questo zucchero nei prodotti dietetici tipo le barrette (1).

Cacao a ridotto tenore di grassi alcalinizzato (correttore di acidità: carbonato di potassio). Niente di sensazionale, il semplice cacao magro in polvere che si trova in qualsiasi preparato in polvere.

Carbonato di magnesio

Si tratta di un sale di magnesio, in pratica del magnesio. Ma attenzione: vi sono svariate forme di sali di magnesio, alcune perfettamente assorbibili dall’intestino umano e altre non assorbibili o scarsamente assorbibili.

Le forme più assorbibili sono quelle in cui il minerale si trova legato a composti organici (gluconato, aspartato, piruvato, malato, citrato, pidolato, lattato, orotato). Anche il cloruro di magnesio rappresenta comunque una fonte ben assorbibile e – rispetto ai precedenti – ha il vantaggio del costo contenuto.

Per contro, le altre fonti di magnesio inorganico (magnesio ossido, magnesio carbonato, magnesio solfato), sono oggetto dei maggiori criticismi in merito alla biodisponibilità del magnesio in esse contenuto.

Il carbonato di magnesio è fortemente insolubile in acqua e scarsamente assorbibile dall’organismo umano, non viene generalmente usato come fonte di magnesio in integratori alimentari o alimenti fortificati. Piuttosto, trova comune applicazione come antiacido. E noi invece ce lo troviamo proprio all’interno di un integratore alimentare, la nostra barretta!

Per ulteriore chiarimento, il magnesio carbonato non è altro che quella polvere bianca che si usa negli sport tipo la ginnastica agli anelli o il lancio del peso alle Olimpiadi e nella ginnastica artistica in genere, ossia una polvere che aiuta ad avere una presa più sicura e salda in quanto si denota proprio come un elemento in grado di permettere un maggiore attrito nelle prove sportive in cui ciò sia vantaggioso. Probabilmente, in questa barretta serve come legante del composto.

Addensante: gomma di acacia

Altra sostanza compattante e legante, ampiamente usata come additivo alimentare.

Aroma

I classici aromi chimici (non aromi naturali), non specificati e onnipresenti ormai su tantissimi alimenti. Servono per aggiustare e migliorare il gusto. Evidentemente perché si ha a che fare con materie prime poco appetitose in partenza e si rende necessario correggerne la gradevolezza al palato.

Olio di girasole

Nota dolente, molto dolente. Infatti questo tipo di olio è raffinato, non estratto a freddo, quindi è un grasso già ossidato a monte del processo produttivo. Un grasso che, in quanto ossidato, apporta solo disfunzione all’organismo e affaticamento per i processi digestivi e di smaltimento.

I grassi ossidati sono anche responsabili delle formazioni di placca aterosclerotica, così come avviene per le forme ossidate di colesterolo e di altri lipidi in circolo nel sangue. A cosa serve un olio di girasole dentro una barretta? Non è forse sufficiente utilizzare il burro di cacao o al limite il burro di cocco?

Emulsionante: lecitina di girasole

Le lecitine sono delle sostanze naturali componenti di qualsiasi cellula vivente, che servono per favorire l’emulsione del composto durante la preparazione. Si estraggono di solito dalla soia o dalle uova, ma spesso anche dai semi di girasole.

Vitamina E

Un buon ingrediente, inserito in tracce a fine lista ingredienti, più per “facciata salutista” evidentemente, che per intento realmente qualitativo.

Cosa concludere e quali barrette scegliere?

In conclusione, riteniamo che si tratti di una barretta molto “industriale”, in commercio vi sono dei competitor di gran lunga superiori per impiego di materie prime. Eccoli qui:

Tutte con ingredienti biologici e che impiegano solo ingredienti 100% naturali sia per la dolcificazione che per i grassi (datteri, anacardi, frutta essiccata ecc.)

Riferimenti

  1. Lina BA et al. Isomaltulose (Palatinose): a review of biological and toxicological studiesFood Chem Toxicol. 2002.
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