La trasmissione Report ha difeso recentemente le App sul cibo (che pretendono di aiutare i consumatori ad acquistare cibi più salutari) dall’attacco delle multinazionali alimentari che vogliono continuare indisturbatamente a mettere in commercio qualsiasi alimento di tipo industriale e nocivo per la salute. L’intento di Report è nobile, come anche quello delle App. Ma solo l’intento è nobile. Poi se si vuole guardare oltre la facciata nobile, si vedono e si devono riconoscere grosse pecche sia nelle App stesse che nell’azione di Report.

Nelle APP perchè alla prova dei fatti NON aiutano le persone ad acquistare davvero cibi sani, anzi spesso riescono a fuorviare il consumatore orientandolo verso cibi spazzatura (esempio qui sotto in foto è uno dei tanti che si possono fare) e facendogli “pensare male” di cibi salutari solo perchè hanno molte calorie o molti grassi. Non dimentichiamoci che le APP sono solo un algoritmo creato al computer, non un vero consulente esperto di Nutrizione. Le APP hanno e avranno sempre dei limiti. Report invece sbaglia nel difendere a priori l’operato delle APP, perchè non ha competenze tecniche per dimostrare che con le App si può fare una spesa davvero salutare e quindi mangiare sano. Farebbe meglio, in futuro, ad affrontare la questione problematizzando meglio l’argomento e mostrando i limiti di questi strumenti tecnologici, limiti che sarà difficile colmare senza l’integrazione di personale esperto in Nutrizione nel giudizio di valore che queste app attribuiscono ad ogni alimento. Le APP possono fornire un report sul prodotto, ma poi va integrato e spiegato da un nutrizionista o da un vero esperto di cibo, filiere, qualità del prodotto ecc. Senza questa integrazione e l’ausilio di una persona esperta, il consumatore non riuscirà a fare una spesa sana.

In definitiva quindi queste APP sono utili per noi consumatori per imparare a mangiare bene? Beh, sono utili come una paletta e un secchiello giocattolo da spiaggia che provino a liberare da acqua e fango una via principale della città dopo un’alluvione. Producono un risultato che è inutile se non controproducente e negativo perché ostacola l’intervento di un mezzo di soccorso davvero efficiente (nella parabola nutrizionale tale mezzo di soccorso efficiente sarebbe in effetti un bravo nutrizionista, che aiuta una persona a fare una spesa sana).
FOBIA DELLE CALORIE
La fobia delle calorie è un lato negativo della medaglia per quanto riguarda queste app, che valutano sempre in maniera sfavorevole i cibi ad elevato contenuto calorico, aldilà del fatto che essi siano cibi sani oppure spazzatura. In questo caso in foto il problema non sono le 378 calorie evidenziate in rosso come un elemento sfavorevole (nella media calorica di qualsiasi cereale, in effetti) bensì il fatto che il prodotto è fatto di farina di mais raffinata ricca di amidi ad alto indice glicemico e con pochissime fibre (ben 84% del prodotto è farina di mais cioè amido), con l’aggravante che viene aggiunto pure lo zucchero e che il cereale subisce una cottura violenta in forno che produce livelli non desiderabili di una potente tossina cancerogena chiamata acrilammide. Ma come potete vedere il giudizio complessivo che il prodotto riceve dalla App è buono, se non molto buono (viene dato un punteggio di 7 su 10, e si trova già nella zona verde anzichè arancio o rossa, dove dovrebbe essere).
FOBIA DEI GRASSI
L’applicazione è fuorviante anche nel dire che il prodotto “ha pochi grassi” e ha un “buon contenuto di fibre”. Infatti questo “insegna” al consumatore che è bene evitare i cibi che contengono grassi, ma ciò è del tutto sbagliato. I grassi in realtà non sono da evitare ma da inserire in percentuali di almeno il 30% nel complesso della dieta, alcuni modelli nutrizionali molto accreditati – come ad esempio le diete chetogeniche – elevano tale percentuale di grassi fino al 50-60% per persone che hanno bisogno di una terapia nutrizionale per ripristinare uno stato di salute metabolica e un normopeso che sono stati persi negli anni. E tali diete chetogeniche sono validate da numerosi studi scientifici. Dobbiamo, in realtà, non avere timore dei cibi che contengono grassi e mangiare i cibi grassi nelle giuste quantità. Anche a colazione i nutrizionisti consigliano di utilizzarli da fonti nobili e da cibi integri non trasformati industrialmente, come ad esempio le uova, la ricotta, il burro, la frutta secca o le creme di frutta secca. Se un alimento, al contrario, ha pochi o zero grassi (con eccezione di frutta e verdure) è quasi sempre sinonimo di prodotto industriale a cui si tolgono i grassi per aggiungere poi zucchero, aromi e altri additivi. Che è molto peggio del mangiare i grassi.
ERRATO GIUDIZIO SULLE FIBRE
Riguardo al buon contenuto di fibre riconosciuto dalla App su questo prodotto in esempio, questo è completamente falso dato che il prodotto contiene solo 3g di fibre su 100g, e si tratta della stessa scarsa quantità di fibre di tutte le farine bianche raffinate, a cui è stata tolta gran parte della fibra durante i processi di raffinazione (la farina integrale ha mediamente 9 grammi di fibre, 3 volte di più della farina raffinata).
LA VERITA’ DA NON PERDERE DI VISTA
Valutare la qualità del cibo è un’azione complessa che richiede conoscenze tecniche e competenze di analisi da parte di persone esperte. Solo tale giudizio può fornire argomenti e prove a sostegno della qualità o del difetto di un alimento. Perché un computer o un’App non riusciranno a dare un’indicazione attendibile sulla qualità del cibo? Sostanzialmente perché non hanno la capacità di fare valutazioni complesse sul sistema di produzione degli alimenti e sulle filiere. La valutazione complessa di una filiera produttiva richiede che il giudizio su un determinato prodotto alimentare sia elaborato mettendo sul tavolo svariati parametri che incidono sulla qualità, per poter infine stabilire se un cibo è buono o cattivo, se da usare frequentemente o saltuariamente, se ha un impatto ambientale troppo elevato o al contrario se proviene da filiere ecologiche rispettose delle risorse naturali. Invece le App funzionano con un’analisi di tipo troppo lineare e riduzionistica riguardo ai parametri che intervengono sulla produzione degli alimenti (e che sono numerosi). Vale a dire che queste App si affidano per forza di cose ad una programmazione di tipo informatico che imposta a monte solo uno o alcuni parametri di valutazione, solitamente questi parametri sono il quantitativo di calorie, di zuccheri, di grassi, di sale. Ma in questo modo si creano dei corto circuiti che rischiano di fuorviare il consumatore, in quanto il giudizio di alcuni alimenti sarà negativo o comunque non positivo anche se dovrebbe essere in effetti positivo, viceversa in altri casi sarà positivo quando invece dovrebbe essere negativo.
👉 VUOI IMPARARE A FARE UNA SPESA SALUTARE? Uno strumento decisamente migliore, per imparare a fare una spesa salutare (nonchè anche eticamente più sostenibile per l’ambiente, al contrario di una spesa che includa prodotti come quello qui nella foto) è il nostro corso di spesa consapevole FOOD SHOP ASSISTANT, che ti insegna i principi di base per imparare a mangiare sano, e che include anche un approfondimento sulle App sul cibo. SCOPRI DI PIU’: https://ciboserio.it/food-shop-assistant/